“Signore, abbi pietà del tuo popolo! Signore, perdono per tanta crudeltà!”. Le ha imprese, sul libro d’onore del lager nazista di Auschwitz (come riporta il sito della fondazione del museo del campo di concentramento e sterminio degli ebrei), dove Papa Francesco si è oggi recato in visita, nellambito del suo Viaggio pastorale in Polonia. Il Santo Padre si è concesso una toccante passeggiata nel terribili campo di concentrazione, lasciandosi andare ad un silenzio di meditazione e preghiera, seduto su una panchina con il volto chino e le mani giunte.Poi, dopo la lunga sosta in silenzio, riflessione e preghiera,la visita delle camerate dove erano detenuti i prigionieri e l’incontro con i sopravvissuti e i familiari delle vittime. Il Pontefice ha incontrato ed abbracciato un gruppo di ebrei sopravvissuti, che gli hanno offerto una candela con la quale ha acceso una lampada. Poi ha visitato il blocco 11, il cosiddetto ’blocco della morte’. Il Pontefice si è inginocchiato, all’interno della cella dove era stato rinchiuso padre Massimiliamo Kolbe, il sacerdote, proclamato santo, di cui ricorre il 75° anno dalla morte, che offrì la sua vita in cambio di quella di un altro prigioniero, padre di famiglia. Prima di andare via, Francesco ha donato al museo di Auschwitz una lampada votiva con stemma in argento dorato, opera dei fratelli Savi, costituita da una base in legno di noce tornito, che si ispira al reticolato del campo di concentramento ormai eroso dal tempo. Il Papa si è poi diretto allaltro, non da meno, famigerato campo di sterminio nazista di Birkeanu, distante ad appena 3 chilometri dal primo. Anche qui, dopo il raccoglimento e la preghiera, il Pontefice ha posto una lampada votiva, ed ha poi assistito al canto in ebraico del Salmo 130 ad opera del rabbino capo della Polonia Michael Schudrich, letto anche da un sacerdote cattolico. Dopo la cerimonia interreligiosa, Papa Francesco ha salutato e incontrato 25 ’Giusti delle Nazioni’, in rappresentanza di tutti coloro che hanno offerto protezione e garantito la salvezza agli ebrei, anche a rischio della vita propria e della loro famiglia. Al termine, il rientro all’arcivescovado di Cracovia. Un momento davvero toccante e significativo che concorre a tenere attiva una memoria storica che deve ogni generazione che verrà.
M.